
Lo svezzamento, per molti genitori, è un momento delicato, nel quale si può essere assaliti di dubbi e incertezze, anche a causa di un’informazione non corretta, o incompleta.
In questo articolo scopriremo insieme di cosa si tratta, per aiutare ogni genitore ad affrontare questo meraviglioso viaggio nella crescita del proprio bambino con maggiore serenità e consapevolezza.
Ancor prima di iniziare a parlare dei dettagli, è bene fare una precisazione di carattere scientifico: cosa è lo svezzamento?
Lo svezzamento è il processo attraverso cui il lattante passa da un’alimentazione esclusivamente a base di latte all’introduzione graduale di cibi semi-solidi e poi solidi. Secondo lo svezzamento classico, questo percorso avviene in modo progressivo, con modalità e tempi che possono variare significativamente da bambino a bambino. L’obiettivo non deve essere quello di uno “slattamento”, cioè di un’eliminazione completa del latte come nutrimento, bensì di un graduale affiancamento di altri alimenti (1).
Quando iniziare lo svezzamento
L’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di iniziare lo svezzamento ai 6 mesi e comunque non prima di questa età, solo quando il bambino mostra di essere pronto (2). Dopo i 6 mesi è possibile iniziare a introdurre le prime pappe, ricordando che fino all’anno di età il latte continua a coprire circa la metà del fabbisogno energetico del bambino. Non è consigliato anticipare lo svezzamento, salvo diverse indicazioni da parte del pediatra.
Quali sono i segnali da cogliere?
Innanzitutto, è necessario osservare il bambino. Per farlo possiamo metterlo a tavola insieme a noi nel momento del pasto e permettergli di guardare quello che facciamo. Contestualmente, possiamo osservare come si comporta: è interessato a quello che c’è nel nostro piatto? Mostra curiosità verso il cibo? Cerca di toccarlo o prenderlo? Il suo comportamento potrebbe essere già un primo segnale di interesse.
Accanto a questa naturale spinta all’esplorazione, che varia da bambino a bambino e non si manifesta necessariamente nello stesso momento per tutti, esistono requisiti fisici e di sviluppo assolutamente necessari:
Il bambino sta seduto da solo con un minimo appoggio.
Ha perso il riflesso di estrusione.
Afferra il cibo ed oggetti con il palmo della mano aperta e li porta alla bocca.
Se tutti questi requisiti sono presenti e se il bambino seduto a tavola con voi, si mostra interessato, si agita e fa dei versetti, allora sì, è arrivato il momento di iniziare.
Attenzione: la dentizione non costituisce requisito fondamentale per l’inizio dello svezzamento.
Rischi dello svezzamento precoce
L’inserimento di cibi diversi dal latte non dovrebbe mai avvenire prima dei 4 mesi, poiché l’apparato gastrointestinale del bambino risulta essere ancora immaturo. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che uno svezzamento precoce condotto prima dei 4 mesi, possa correlare con un maggior rischio di sviluppare sovrappeso e obesità tra gli 1 - 5 anni (3).
Come iniziare lo svezzamento
Per l’iniziare lo svezzamento, secondo le linee guida sullo svezzamento dell’OMS, non esiste un “timing” preciso da seguire riguardo l’introduzione dei vari tipi di alimenti (4). La prima cosa da fare è far partecipare il bambino al momento del pasto, consentendogli di esplorare e toccare la pappa. Potrebbe essere inoltre utile cominciare con la pappa del pranzo, in cui siano presenti tutti i nutrienti utili (una fonte di cereali, una fonte proteica, una fonte vegetale e una di grassi), oppure con la merenda durante la quale potrà essere proposta della frutta o dello yogurt.
I tagli sicuri indicano una modalità di preparazione degli alimenti pensate per adattarsi alle capacità del bambino, riducendo il rischio di soffocamento e facilitando la presa e la masticazione, soprattutto nelle fasi iniziali dello svezzamento.
Ricordiamoci che lo svezzamento dovrebbe essere un momento vissuto con la massima serenità, in un contesto di tranquillità familiare; per alcuni sarà un passaggio molto molto graduale, per altri sarà più immediato, ma la cosa importante è che sarà il nostro bambino a guidarci in questo meraviglioso viaggio.
Preparare le prime pappe per lo svezzamento
La prima pappa è un vero e proprio “piatto unico”: grazie ad un insieme di alimenti che si completano tra loro, è possibile assicurare l’apporto di tutti i nutrienti necessari. La base fondamentale è costituita dal brodo vegetale, che sarà poi completato con l’aggiunta di creme di cereali, un omogenizzato di carne, pesce, formaggi o legumi e in ultimo dell’olio d’oliva.
La base fondamentale della prima pappa può essere la seguente:
Brodo di verdure
2-3 cucchiai (20 g) di crema di cereali per lo svezzamento.
Mezzo vasetto (40g) di omogeneizzato di verdure.
solitamente per la prima pappa si utilizza circa mezzo vasetto (40 g) di omogeneizzato di carne, oppure, in alternativa, mezzo vasetto di omogeneizzato di pesce, di formaggio, o legumi.
1 cucchiaino (5 g) di olio extravergine di oliva
Dopo i pasti, o come spuntino di metà mattina o merenda pomeridiana, è possibile offrire mezzo vasetto di omogeneizzato di frutta (50 g).
Tali indicazioni costituiscono delle linee guida che non è detto siano sistematicamente rispettate ogni giorno e da tutti i bambini allo stesso modo; ci potranno essere bambini che lasceranno un bel piatto pulito fin da subito, ce ne saranno altri che ci metteranno più tempo, così come ci saranno giornate in cui la pappa sarà più gradita e altre in cui lo sarà meno. Non dimentichiamo che lo svezzamento costituisce un passaggio graduale e che di conseguenza il latte potrà costituire un validissimo supporto e complemento per tutta la durata di questa fase.
Quando iniziare a variare la prima pappa
Quando il bambino avrà raggiunto i requisiti precedentemente elencati e dietro il consiglio del pediatra, sarà possibile iniziare con il proporre la prima pappa.
Ricordiamo sempre che la finestra temporale dei 6 mesi costituisce un periodo assolutamente indicativo, che non è detto venga rispettato da tutti i bimbi. Si può iniziare proponendo una prima pappa a pranzo, utilizzando come base un brodo vegetale a cui aggiungere farine di cereali, fino a raggiungere una consistenza adeguata – né troppo liquida né troppo densa.
È importante abbinare una fonte proteica, variando tra carne o pesce 2-3 volte a settimana, legumi un paio di volte, e una volta a settimana formaggi o uovo. Una volta che il piccolo si sarà abituato alla pappa, sarà importante diversificare la proposta, dando al bambino la possibilità di sperimentare nuove consistenze e nuovi sapori il prima possibile.
La dimensione degli alimenti potrà essere gradualmente aumentata con la crescita del bambino: dal passato di verdure si potranno proporre le verdure cotte in pezzi, che il bambino sarà in grado di "spappolare" in bocca, con la lingua e le gengive, e poi deglutire. Dalle creme si passerà alla pastina e poi alla pasta vera e propria.
Gli alimenti consigliati
Per motivi di sviluppo e anche nutrizionali è importante proporre alimenti adatti e di consistenza corretta per l'età e lo sviluppo del bambino. Gli alimenti per l’infanzia possono aiutare nel percorso di alimentazione complementare, perché oltre ad essere pensati per i più piccoli, riportano sulla confezione l’indicazione in merito alla corretta età di introduzione del prodotto (ad esempio “da 6 mesi” o “da 10 mesi”).
Prevenire le allergie alimentari
Fino a diversi anni fa, si pensava che la gradualità nell’inserimento di cibi riguardasse in particolare quelli considerati più allergizzanti; ad oggi le ultime evidenze hanno dimostrato come l’introduzione tardiva di tali alimenti, non previene lo sviluppo di allergia alimentare e/o celiachia nei soggetti predisposti. Inoltre, l’età del bambino al momento della prima esposizione, purché successiva ai quattro mesi di vita, non influisce sul rischio complessivo di sviluppare tali condizioni entro i 10 anni (1).
Per tali motivi si consiglia di proporre al bambino tutti i cibi che si hanno a disposizione sulla nostra tavola, prestando più che altro attenzione all’aspetto qualitativo e stagionale dell’alimentazione familiare; cerchiamo di preferire alimenti biologici, se seguono i requisiti “Baby Grade”.
Allattamento e svezzamento
Continuare ad allattare al seno durante lo svezzamento comporta una serie di benefici per la salute sia della mamma che del bambino, tra cui maggiore protezione contro le infezioni gastrointestinali e respiratorie, riduzione dell’incidenza di alcuni tumori pediatrici ed effetto positivo sullo sviluppo neuro- cognitivo (5). È possibile continuare l’allattamento durante lo svezzamento, anche oltre l’anno di vita, fino ai 2 anni o anche oltre, secondo i desideri di mamma e bambino.
In caso sia necessario introdurre latte formulato, occorrerà su consiglio del Pediatra scegliere quello più adeguato evitando l'introduzione del latte vaccino fino all'anno di età.
Cosa non fare durante lo svezzamento
Il primo limite riguarda l’uso del sale, che non dovrà essere impiegato nelle preparazioni almeno fino all’anno di età. È importante, inoltre, che il pasto venga proposto in un ambiente tranquillo, senza forzature e pressioni; il bambino dovrà approcciarsi al cibo nel modo più sereno possibile.
Plasmon consiglia: gli alimenti Baby Grade, la principale sicurezza per l’alimentazione dei neonati
Il "Baby Grade" è un insieme di standard qualitativi e di sicurezza, definiti da rigide normative europee, che si applicano specificamente agli alimenti destinati alla prima infanzia, fino ai 3 anni di età.
Questi requisiti garantiscono che ogni prodotto sia perfettamente adatto all'organismo ancora in via di sviluppo dei più piccoli, imponendo limiti molto più severi rispetto agli alimenti per adulti su contaminanti come pesticidi e metalli pesanti, e definendo con precisione l'apporto di nutrienti essenziali.
Plasmon non solo rispetta scrupolosamente questi standard, ma li integra nel suo programma "Oasi nella Crescita®", un sistema di controllo totale della filiera. Questo significa che ogni ingrediente viene selezionato e tracciato, dal campo fino al confezionamento, per assicurare che solo le materie prime migliori e più sicure diventino parte di un prodotto Plasmon, offrendo così ai genitori la massima tranquillità e ai bambini un'alimentazione sana e bilanciata.
Esistono in realtà altre limitazioni che sarebbe utile osservare durante il periodo dello svezzamento, e non solo. Tra queste, ci sono alimenti e ingredienti che è bene evitare o introdurre con cautela:
Miele: va evitato tassativamente fino ai 12 mesi, poiché può contenere spore di Clostridium botulinum, responsabili del botulismo infantile, una grave forma di intossicazione alimentare.
Funghi: secondo l’OMS, non andrebbero consumati prima dei 12 anni, sia quelli coltivati che quelli raccolti, a causa del loro potenziale contenuto di sostanze tossiche difficili da metabolizzare nei bambini.
Zucchero: è consigliato evitarlo fino ai 2 anni di età e limitarne comunque l’uso anche in seguito, per prevenire l'insorgenza di abitudini alimentari scorrette e problemi legati alla salute orale.
Alcol: è sconsigliato in qualsiasi forma, anche quando viene utilizzato per sfumare i cibi, poiché non si ha la certezza che venga completamente eliminato con la cottura.
Latte vaccino: andrebbe escluso fino all’anno di età, perché troppo ricco di proteine rispetto alle reali necessità del neonato. Dopo i 12 mesi, può essere introdotto gradualmente, preferibilmente diluito con acqua e sempre su indicazione del pediatra.
E se il bambino non vuole mangiare?
Succede molto spesso, più di quanto possiamo pensare, che un bambino possa rifiutare un determinato cibo. Il primo pensiero che s’insinua in un genitore è che il sapore di quel cibo non sia gradito; in realtà non è detto che il motivo sia necessariamente riconducibile al gusto, ma magari può essere legato alla sensazione che il bambino percepisce quando lo ha in bocca o quando lo tocca con le mani.
Non arrivate alla conclusione che un alimento non sia gradito e, soprattutto, non cadete nell’errore di non riproporlo, escludendolo automaticamente dalla sua alimentazione; date tempo a vostro figlio, continuate a proporre il pasto e lasciate che sia lui a guidarvi.
Gli studi suggeriscono che siano necessarie come minimo 8–10 esposizioni per ottenere gradimento e accettazione da parte del bambino (6). Il mio consiglio è di non forzare mai il bambino a mangiare ciò che rifiuta, ma nemmeno di rinunciare del tutto a proporglielo: continuate a offrirglielo con serenità, magari preparandolo in modi diversi, così che possa gradualmente prenderci confidenza.
Non dimentichiamo che sarà poi l’allattamento eventualmente a completare il pasto.
Scrittore ed esperto: Dottoressa Lucia Luccarini, Biologa Nutrizionista.
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(3) https://www.cdc.gov/mmwr/volumes/69/wr/mm6947a4.htm
(4) M.Fetrell et al. “Complementary Feeding: A Position Paper by the European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology, and Nutrition (ESPGHAN) Committee on Nutrition” – JPGN Volume 64, Number 1, January 2017 https://www.academia.edu/126097138/Complementary_Feeding_A_Position_Paper_by_the_European_Society_for_Paediatric_Gastroenterology_Hepatology_and_Nutrition_ESPGHAN_Committee_on_Nutrition
(5) C.McGowan et al. “The Benefits of Breastfeeding on Child Intelligence, Behavior, and Executive Function: A Review of Recent Evidence” – Breastfeed Med 2023 Mar; 18 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36749962/
(6) J Nutr 1998; 128: 407S –410S. Psychological Influences on the Childhood Diet https://jn.nutrition.org/article/S0022-3166(23)01741-8/pdf









