
Quando si comincia a svezzare?
Svezzare ha un duplice significato: la parola svezzamento, infatti, viene utilizzata sia per intendere la fine dell’allattamento esclusivo, sia l’inizio di un altro tipo di alimentazione.
Quando è in atto l’allattamento materno, lo svezzamento è un momento che non può essere stabilito uguale per tutti, per questo è fondamentale che durante i controlli pediatrici venga spiegato che il latte materno esclusivo possa non essere sufficiente da solo ma ci sono numerose variabili da tenere presente; tuttavia, OMS e società scientifiche ci danno alcuni consigli.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il Fondo per l'Infanzia dell'ONU (UNICEF), il latte umano è l'alimento ideale per i bambini almeno fino ai 6 mesi di vita. Per questo motivo non è opportuno iniziare lo svezzamento prima della 17° settimana di vita o dopo la 26° settimana.
In linea generale, lo svezzamento è un processo che si svolge entro il primo anno di vita del bambino. Secondo lo schema tradizionale, l’inserimento di altri alimenti dovrebbe avvenire in maniera graduale dai 6 ai 24 mesi circa.
Allattamento e Svezzamento: come cominciare passo per passo
In linea generale, non esiste un “tempo giusto” ma un “momento giusto” che si manifesta all’aumentare dei fabbisogni nutrizionali del bambino. È importante che il piccolo sia già in grado di stare seduto nel seggiolone senza “crollare” di lato, e che abbia perso il cosiddetto riflesso di estrusione, cioè il riflesso che gli fa spingere fuori dalla bocca qualsiasi cosa che non sia liquida, cucchiaino incluso ovviamente. In molti casi intorno ai 6 mesi, sempre in accordo con il proprio pediatra, un neonato potrebbe essere pronto allo svezzamento, ma anche più tardi se non riesce a stare seduto o non perde il riflesso di estrusione; in quel caso, il pediatra potrebbe consigliare di aspettare qualche settimana.
Essenzialmente i motivi per iniziare lo svezzamento sono principalmente questi:
Necessità nutrizionali: il latte da solo può non essere più sufficiente a soddisfare tutte le esigenze del bambino, che sta per raddoppiare il proprio peso. Il piccolo avrà bisogno di un maggiore apporto calorico e di alimenti ricchi, ad esempio, di ferro e microelementi.
L’apparato digerente è più maturo ed è in grado di assimilare altri cibi oltre al latte.
Lo sviluppo neuromuscolare è più progredito: adesso il bambino è capace di deglutire cibi più consistenti, come gli omogeneizzati.
I consigli pratici per iniziare lo svezzamento possono essere:
Bisogna non avere fretta: all’inizio, la prima pappa è solo un insieme di piccoli assaggi che servono a fargli prendere confidenza con la novità.
Proponete un alimento nuovo alla volta: prima di introdurne un altro, aspettate un paio di giorni. Aiuterete in questo modo vostro figlio a scoprire e ad apprezzare i diversi sapori e potrete osservare eventuali reazioni di intolleranza.
Iniziate con piccole dosi: lo stomaco è piccolo, aumentate gradatamente man mano che il bambino mostra interesse per il cibo.
Non imponete mai un alimento: costringere il piccolo potrebbe avere ripercussioni negative, sia ora che quando sarà più grande.
Variate con gradualità gli alimenti: in questo modo verrà abituato ai vari gusti e potrà avere tutte le sostanze nutritive dei vari cibi.
Scegliete cibi facili da digerire, come gli omogeneizzati, e preparateli con la massima igiene.
Verificate la temperatura della pappa, che non dovrà mai essere troppo calda.
In genere è la pappa di mezzogiorno quella più semplice per introdurre cibi diversi dal latte, ma ci si può adeguare alle esigenze della mamma e del bambino. In seguito, si introducono gli altri pasti: dopo circa un mese dal pranzo, si aggiunge la cena (a 7-8 mesi).
Allattamento e svezzamento: quando iniziare e con quale approccio
Secondo le linee guida, fino ai 6 mesi l’alimentazione di un neonato deve essere esclusivamente a base di latte materno o in formula, ma latte.
Ma quando si tratta di allattamento materno esclusivo bisogna che entrambi gli attori di questa rivoluzione, perché in realtà è uno sconvolgimento per entrambi, siano d’accordo e non esiste una regola o una formula magica. Le necessità del bambino cambiano progressivamente nel tempo, chiedendo qualcosa in più, ma non sempre è tutto facile e in questo caso il pediatra o il nutrizionista possono essere d’aiuto.
L’introduzione di cibi complementari
“Possiamo definire l'alimentazione complementare come la somministrazione di qualsiasi alimento o bevanda in aggiunta al latte quando il latte materno o le formule artificiali non sono più adeguati a soddisfare i fabbisogni nutrizionali del bambino, è raccomandata dall'età di 6 mesi e continua fino ai 23 mesi di età, sebbene l'allattamento materno possa continuare fino ai 2 anni di vita e oltre, secondo desiderio di mamma e bambino/a.” Queste sono le raccomandazioni elaborate dall’OMS e in particolare fa presente:
Allattamento continuato: l'allattamento dovrebbe continuare fino a 2 anni ed oltre - fornendo nutrienti e anticorpi fondamentali per il sistema immunitario - ovviamente combinato con l'introduzione di alimenti complementari
Dopo opportuna valutazione da parte del pediatra delle situazioni specifiche, è possibile introdurre latte in formula relativamente alle esigenze alimentari dei bambini di 6-11 mesi. Il passaggio a latte non formulato è possibile solo tra i 12 e i 24 mesi, sempre previa valutazione del pediatra
Gli alimenti complementari dovrebbero essere introdotti a partire dai 6 mesi del bambino, pur continuando ad allattare
Le neonate/i e le bambine/i di età compresa tra 6 e 23 mesi dovrebbero seguire una dieta diversificata
Gli alimenti di origine animale, ad esempio omogeneizzati di carne, pesce o uova, dovrebbero essere consumati quotidianamente
- Omogeneizzati di frutta e verdura dovrebbero essere consumati quotidianamente
Non si dovrebbero consumare alimenti ricchi di zuccheri o sale. Allo stesso modo non si consiglia il consumo di bevande zuccherate e dolcificanti non zuccherini.
I consigli del pediatra e del nutrizionista
Il pediatra e il nutrizionista consigliano uno svezzamento graduale e consapevole, iniziando con alimenti semplici e progressivamente introducendo una varietà di cibi.
È fondamentale rispettare i tempi del bambino e non anticipare l'inizio dello svezzamento se non è pronto. L'allattamento, in qualunque sua forma, deve continuare, non sostituendolo completamente con altri alimenti.
Plasmon consiglia: l’allattamento secondo le lingue guida dell’OMSPlasmon, in accordo con l’OMS, sostiene l’allattamento esclusivo al seno per almeno i primi sei mesi di vita, e ove possibile fino ai due anni quale componente lattea della sua dieta salvo diverso parere del pediatra. Attualmente i genitori possono incontrare difficoltà perché possono essere proposti diversi tipi di svezzamento da persone autorevoli nel loro campo, cioè pediatri o nutrizionisti. Ci sono vari metodi per lo svezzamento, dai più guidati a quelli meno rigidi. È necessario capire le varie proposte, poter elaborare le proprie scelte e confrontandosi con gli specialisti, scegliere quello che si ritiene la migliore soluzione, essendo tutte soluzioni valide e percorribili, legate allo stile di vita familiare e alle esigenze contingenti. Lo svezzamento tradizionale si comincia offrendo al bambino puree e omogeneizzati di frutta e verdura, cereali, omogeneizzati di carne e legumi, sempre in modo graduale. Qualsiasi sia il tipo di svezzamento abbiate deciso di seguire ci sono però sono poche limitazioni che necessariamente dovranno essere seguite:
Come organizzare i pasti dello svezzamento? Invece di seguire un menu giornaliero rigido qualcuno potrebbe voler creare un menù per lo svezzamento con una raccolta di almeno 14\15 ricette da offrire nell’arco di una settimana, intercambiabili tra loro, senza rigidità. È infatti di primaria importanza garantire al bambino una dieta equilibrata e varia. In buona sostanza, è possibile avere a disposizione un mini-ricettario a cui ispirarsi, anziché di un menù da seguire alla lettera. Lo svezzamento è una fase fisiologica dell’infanzia, e non dobbiamo essere rigidi nel voler procedere per schemi. Per organizzare i pasti bisogna innanzitutto imparare a proporre una dieta sana per tutta la famiglia, partendo dagli adulti. Solo in questo modo i piccoli acquisiranno man mano, per imitazione, le stesse abitudini alimentari e così il momento del pasto e, quando possibile anche la preparazione dello stesso, potrà essere un’abitudine corretta di condivisioni di regole ma anche di scoperte piacevoli. Dottoressa Maria Luisa Roberti Bibliografia Linea guida dell’OMS “Guideline for complementary feeding of infants and young children 6–23 months of age” 2020-2023 https://iris.who.int/bitstream/handle/10665/373358/9789240081864-eng.pdf I diversi approcci nel divezzamento e le evidenze scientifiche Complementay feeding Dietista Caterina Righetto Servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica Pediatrica Azienda Ospedale Università Padova 2022 https://www.tsrmpstrpvenezia.it/wp-content/uploads/2022/02/Svezzamento-Righetto.pdf |









