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Touch-screen vs Manipolazione

Touch-screen vs Manipolazione
plasmon
Scrittore ed esperto1 anno fa
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Il gioco riveste una grande importanza nel percorso di crescita dei bambini, in quanto momento di libera espressione del loro naturale desiderio di esplorazione. Compiendo esperienze fisiche, emotive e di pensiero durante il gioco, infatti, il piccolo si misura con la realtà e impara autonomamente a conoscere il mondo. BODY: In particolare, i giochi di manipolazione aprono alla conoscenza della realtà per poi iniziare a catalogarla e a rappresentarla: sono le prime esperienze nelle quali è possibile “allenare” le capacità relazionali dei piccoli.

Attraverso la prensione volontaria, il bambino scopre di avere un potere sull’oggetto proprio attraverso il suo corpo: questa è una tappa psicologica estremamente importante perché gli permette di divenire protagonista della realtà che lo circonda. Inoltre, il gioco molto frequente nel secondo anno di età di lanciare gli oggetti nello spazio dopo averli toccati ed esplorati, non rappresenta solo un puro esercizio di movimento, ma è un modo per conquistare lo spazio attorno a sé. Da un punto vista relazionale, è un mezzo per coinvolgere l’adulto in un gioco di scambio: il piccolo lancia l’oggetto essendo sicuro della presenza di un adulto che sta al gioco e poi glielo restituisce.

Allo stesso tempo, i bambini mostrano capacità relazionali innate ed un forte desiderio di interagire con le figure di riferimento. Ad esempio, se pensiamo che un piccolo di 3 mesi già sorride, il cosiddetto “sorriso sociale”, siamo certi della sua capacità di risposta intenzionale e comunicativa, e ci rendiamo conto che fin da piccolissimi sono spinti ad entrare in relazione con l’altro.

IL GIOCO CON DISPOSITIVI DIGITALI

Uno studio condotto in Italia nel 2016 e integrato nel 2019 dal Centro per la Salute del Bambino di Trieste ha evidenziato che il 17% dei bambini sotto i 12 mesi usa in autonomia un dispositivo digitale. Toccare, trascinare e scorrere il dito sullo schermo sono capacità ampiamente padroneggiate da un bimbo di pochi mesi nell’uso delle applicazioni. A differenza del gioco tradizionale però manca la sensazione tattile, quella risposta sensoriale che i polpastrelli percepiscono quando tocchiamo un oggetto reale e che ci permette di conoscere la realtà. Cosa rende allora un touch-screen così coinvolgente?

I colori, le forme e gli stimoli sonori, studiati appositamente per attirare l’attenzione dei bambini; la centralità delle mani ed il fatto che un piccolo gesto abbia un ritorno immediato sullo schermo, che produce un potente effetto di rinforzo positivo (che gli oggetti reali non sempre producono).

Esistono, però, diversi aspetti che dovrebbero essere tenuti in grande considerazione dagli adulti:

  • i bambini al di sotto dei 2 anni di età non possiedono ancora quelle competenze di pensiero simbolico che permettono loro di comprendere che ciò che vedono sullo schermo è un sostituto, un simbolo, di un oggetto reale. Per questo, è difficile che trasferiscano gli apprendimenti dallo schermo alla vita quotidiana.
  • La capacità di autoregolazione emotiva può essere costruita soltanto nella relazione con il caregiver e nell’esplorazione del mondo reale e non può essere delegata ad un dispositivo elettronico.
  • L’uso prolungato dei touch-screen sembrerebbe portare ad una maggiore distraibilità e ad una minore capacità di attenzione focalizzata.

Gli oggetti sono dei mediatori nella relazione che permettono uno scambio affettivo, comunicativo e sociale importante. Come adulti dobbiamo metterci sempre nella posizione di rispettare la libertà del bambino e allo stesso tempo porre molta attenzione ai dispositivi touch-screen. In assenza di nuove conferme scientifiche ci sembra importante seguire le indicazioni dell’OMS secondo cui l’uso di smartphone e tablet non dovrebbe essere proposto nei primi 2 anni di vita.

A cura di Fabio Porporato.

Psicologo, psicomotricista e consulente scientifico QUID+, linea editoriale educativa di Gribaudo – Gruppo Feltrinelli.

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